giovedì 4 luglio 2013

Terzo scontro: Amelio Vaironi Vs. Ivan Narak. Primo round.

Le immigrate Thailandesi usavano ritrovarsi, compatibilmente con i rispettivi orari di lavoro, al Minimarket della signora Naa.
Spettegolare di tradimenti e relazioni, all'interno e fuori dal gruppo, scambiarsi consigli su cosmetica, cucina, economia dome­ stica... E su come non finire in un pettegolezzo era il loro modo di colmare la nostalgia per la loro terra, bellissima ma ingrata con alcuni dei suoi abitanti.
Alcune avevano nella borsetta foto di cugine o amiche che sognavano di venire a vivere in Germania, da mostrare nel caso fos­ se entrato un acquirente giovane, bello e single. La terza era indispensabile, le prime due piuttosto soggette a deroghe.
Comunque il ragazzo che da un' ora stava esaminando gli scaffali, chiedendo informazioni sui valori nutritivi dei prodotti, di certo soddisfaceva tutte e tre, ma il gineceo thailandese lo aveva scartato senza passare dal “via”.
Amelio cercava cibo che potesse sostenerlo, ma aveva i soldi drammaticamente contati.
Si rese conto che comunque combinasse i vari prodotti, a meno di sopravvivere a riso e lenticchie, doveva spendere almeno tre euro e mezzo al giorno per provvedersi di tutti i valori nutritivi necessari.
Man mano che prendeva le scatolette in mano, contando sulle dita e cercando di stabilire il rapporto quantità/prezzo sembrava innervosirsi, e cominciò a bofonchiare fra sé e sé.
Una delle donne, piccolina e piuttosto formosa, sui quarant'anni si congelò (non potendo sbiancare).
Mormorò nell'orecchio alla vicina di cassetta vuota: “Un italiano fallito.”
La signora Naa sperò che la normalmente saggia amica questa volta si fosse sbagliata.
Questa richiamò l'attenzione di Amelio, l'acquirente indeciso.
Amelio si voltò verso di lei, mostrando un' espressione indecifrabile, ma di certo non serena e distesa.
La signora lo chiamò vicino sottolineando il “vieni qui” con un inequivocabile gesto della mano, come se stesse chiamando un cane o un gatto sconosciuti.
Amelio rimise sullo scaffale la busta di spaghetti coreani che stava esaminando, e andò vicino alle donne.
La donna gli chiese da dove venisse, Amelio rispose che era italiano.
Le signore confabularono fra di loro, ad Amelio sembrava che fossero disgustate, ma si disse che probabilmente non conosceva la cultura del loro luogo di provenienza, in fondo ogni donna del mondo ha una buona opinione degli Italiani. Notò inoltre che erano tutte piuttosto carine. Non bellissime ma di certo molto carine.
La signora che lo aveva chiamato gli chiese se gli servissero consigli, visto che sembrava piuttosto inesperto.
Amelio disse, in tedesco stentato: “Vorrei qualcosa da mettere nel riso o nella pasta”
La signora si alzò in piedi, fece tre passi e indicò una busta: “questo è molto buono, ne metti un pizzico nel riso.”
Vaironi si fece vicino ed osservò, lesse il prezzo: quattro euro e mezzo, irrealizzabile. Chiese cosa fosse.
”Peperoncino piccante e pesce secco, assorbe l'acqua del riso e diventa gommoso” Rispose la signora.
Amelio, senza volerlo espresse disgusto.
Intanto la donna alla cassa stava chiamando qualcuno al cellulare in thailandese, e osservava Vaironi di sottecchi.
Vaironi, invece di continuare il giro chiese scusa alla propria guida culinaria, prese un pacchetto di Ramen istantanei e andò alla cassa, indicò l'etichetta del prezzo alla cassiera, e disse: “Scusi, qui c'è scritto che costa 1,29 euro.” La signora annuì e confer­ mò: “è il prezzo del prodotto che ha in mano”
Sperava di apparire professionale e impassibile, ma cominciava ad essere spaventata, aspettandosi quello che sarebbe seguito.
Amelio voltò il pacchetto ed indicò i valori nutrizionali, e spiegò: “Qua dice che il contenuto in questo sacchetto fornisce 430 calorie”
La signora contrasse senza volerlo la mandibola, ma riprese subito il controllo.
Sorrise, tese la mano e disse: “Mi faccia vedere, per favore.”
Prese il pacchetto in mano, e sembrò svolgere dei calcoli mentali, dopo qualche secondo chiese ad Amelio di scusarla un atti­ mo. Aprì un cassetto alla sua sinistra e prese una calcolatrice, un pezzo di carta e una penna.
Vaironi era irritato dalla lentezza dell'operazione, la cassiera aveva preso gli oggetti e deposti sul tavolo uno alla volta. Quando era più giovane aveva elogiato la pazienza e la tranquillità degli orientali, ma ora che si chiedeva cosa avrebbe mangiato quella sera e i giorni successivi gli sembrò del tutto fuori luogo.
La donna eseguì i conti, e disse: “ha ragione, questo fornisce 430 calorie, signore.”
Amelio disse: questo significa che dovrei mangiarne 5 in un giorno.
La signora lo corresse: no, questo serve per quando non si può cucinare, lei fa bollire...” si interruppe per cercare le istruzioni di cottura sul sacchetto, quindi mostrò il paragrafo ad Amelio e proseguì: “trecento millilitri d'acqua” andò col dito sulla riga sot­ tostante e seguitò: “Poi prende una terrina”
In quel momento si sentì un ronzio e la porta si aprì, entrò un asiatico, probabilmente anche lui thailandese. Giovane, alto più o meno un metro e sessanta. Salutò i presenti in thailandese, solo la cassiera gli rispose. Le altre signore erano ammutolite.
Il thailandese si tolse la giacca in pelle e la appoggiò sopra il frigorifero delle verdure, quindi si incamminò nel negozio dicendo qualcosa in Thailandese, la signora rispose nella stessa lingua. Vaironi udì una lattina che veniva stappata, quindi un sacchetto di patatine che veniva aperto, e infine il giovanotto tornò, mostrando alla cassiera una lattina color lampone. Nonostante il nome sulla lattina fosse in sanscrito Amelio capì che era un qualche gusto di “fanta”.
Nell'altra mano reggeva un sacchetto per patatine con sopra il disegno di un pesce, stava masticando piuttosto vistosamente. La signora ripeté la stessa cosa che gli aveva detto pochi secondi prima.
Il thailandese prese posto vicino alle signore. Non si sedette, e si rovesciò in bocca una sorsata della bibita.
Le signore apparvero in qualche modo sollevate. Il ragazzo stava decisamente osservando la scena alla cassa.
Amelio pensò: “Che faccia da mafioso, un giorno o l'altro dovrò aggiustarlo, prende la roba dagli scaffali e la mangia nel nego­ zio come fosse un ristorante.”
Aveva viaggiato in medio oriente, quindi conosceva bene i chioschi-punti di conversazione. Per qualche strano motivo non gli era venuto in mente che quel minimarket aveva nella città la stessa funzione.
Tornò a rivolgersi alla cassiera, riprendendo il discorso da dove era stato interrotto.
“Intendo dire che per mangiare un giorno devo spendere oltre sei euro, fa quasi duecento euro al mese.”
Naa restò in silenzio, nonostante Amelio fosse stato individuato per una sorta di barbone, e stesse parlando di prezzi dei prodot­ ti, Naa non seguiva il filo logico.
Vaironi spiegò: “questi negozi dovrebbero essere i punti di riferimento per gli immigrati, non dovete fregarli così”
Rassicurata dalla presenza di un connazionale maschio la signora alzò un po' la voce, disse: “Noi non freghiamo nessuno! Quel­ lo è il prezzo.”
Chissà come, un ciuffo le era scappato dalla coda di cavallo, e lo guidò dietro l'orecchio. C'è da pensare che thailandesi e viet­ namite studino alle elementari come farsi scappare un ciuffo dalla coda al momento giusto.
Una signora tirò giù il thailandese per la manica, per dirgli qualcosa all'orecchio, il ragazzo si allineò per sentire la frecciata, e non poté reprimere una risatina.
Amelio sembrò non accorgersene, e disse: “Vi sembra realistico che uno che guadagna quattrocento euro al mese possa spen­ derne la metà in cibo, per sopravvivere?”
Il Thailandese prese un altro sorso dalla lattina, deglutì e richiamò l'attenzione di Amelio.
“Guarda che con un chilogrammo di riso hai cibo per cinque o sei giorni”
Amelio lo guardò e fece per dire qualcosa, l'altro alzò una mano per non farsi interrompere, Amelio si sorprese a chiedersi quando avesse dato il sacchetto di patatine alle signore, e stette zitto.
Aggiunse: “Ho già fatto i conti, pesi circa il doppio di me, immagino che mangi di conseguenza, aspetta un secondo.”
Fece rapidamente un giro del negozio e prese dagli scaffali un sacchetto di funghi secchi, quindi un pacco da 5 kg di riso, quin­ di un sacchetto di sale cinese, un vasetto di una qualche salsa, e un sacchetto di peperoncino tritato e una bottiglia di salsa di soia. Depositò il tutto sul banco e rivolto ad Amelio disse: “i funghi sono molto saporiti per voi bianchi, non occorre che ne usi più di uno alla volta”
Amelio guardò il mucchietto di prodotti.
“Con quello vado avanti due mesi” disse il thailandese. Amelio ringhiò: “Mi stai prendendo in giro?” In quel momento entrò un altro cliente, un tedesco, alto un metro e novanta e piuttosto ben messo. Salutò i presenti in Thailandese. Amelio stabilì che do­ veva essere un maniaco delle asiatiche, che sperava di essere scelto un giorno per un matrimonio combinato. Campasse cento anni! Se non lo avevano proposto a lui, che aveva l'aspetto dell'eroe.
Le thailandesi lo salutarono cordialmente, Il thailandese era concentrato su Amelio. Il tedesco tirò le labbra e indicò col pollice la porta, e disse: “Ivan, arriviamo subito al dunque?”
Vaironi sbottò: “Ah ecco il trucco! Fai il gradasso perché hai il gorilla vicino.”
Ivan indicò il riso e il companatico e disse: “capisco che hai qualche problema, prendi quella roba e sparisci, pago io.”
Il tedesco disse: “Ivan, io vorrei sapere chi è 'sto tipo, ne ho già sentito parlare.”
Ivan si rivolse al tedesco: “Quello che succede fuori da quella porta non è affar mio, Dollinger, ma se l'italiano fallito torna ad alzar la voce con mia zia, finisce nel fiume con un chilometro di catena per costume da bagno.”
Torsten Dollinger si era infilato gli indici nelle orecchie per celia e sorridendo disse: “Ho sentito solo la prima parte.”
Tolse le dita e chiese ad Amelio: “Bene, “kleine Italiener”, prendi la tua roba e andiamo a berci un caffè qua vicino, che ne pen­ si?” sembrava amichevole.
Amelio lo guardò torvo.
Torsten cercò di persuaderlo ancora: “Dai, hai il tuo cibo e non hai neanche dovuto pagarlo, non hai fatto colpo sulle signore, e il cinesino sembra adirato, il vero uomo sa quando è ora di lasciare un party”
Amelio valutò Torsten, era cinque centimetri più alto di lui, probabilmente dello stesso peso.
Amelio scacciò i timori e disse: “Amico, se hai un distintivo della polizia è il momento giusto per tirarlo fuori” intendendo dire che stava per scagliarglisi addosso.
Torsten lo fece, in quanto era in effetti un tenente di polizia, e disse: “ora andiamo nel bar qui di fronte con il tuo riso e il tuo curry, ci beviamo un caffè, offro io, ci facciamo un'amichevole chiacchierata e poi te ne vai per i fatti tuoi con il tuo riso ed il tuo curry.”
Amelio piegò le labbra in un ghigno maligno, si voltò e diede una testata contro lo spigolo del bancone.
Non una gran testata, in verità, sembrava che la avesse calcolata giusta giusta perché gli lasciasse un segno in fronte. Usciva del sangue, ma probabilmente perché aveva sbagliato a calcolare l'angolo o la potenza.
Rise nevroticamente e sfidò Dollinger “Adesso prova a portarmi dentro, faccio scoppiare un casino, provaci e puoi dire addio al tuo lavoro, sbirro.”
Narak richiamò l'attenzione di Amelio.
Amelio si voltò e gli agitò il pugno davanti al volto, sicuro che la sua statura e la sua massa avrebbero intimidito il piccolo asia­ tico, ma Ivan non ne sembrò turbato.
Scostò la mano di Amelio, che in effetti non sapeva che fare, e andò a piazzarsi davanti ad una colonna, la accarezzò con la mano. Si sentì un profondo boato, ad Amelio sembrò che l'intera stanza avesse tremato, e in effetti qualche decimo di secondo dopo il colpo sentì uno spostamento d'aria nei capelli. Ivan aveva colpito la colonna con una gomitata, incredibilmente potente non solo per un corpo così piccolo, ma per qualsiasi essere umano. Amelio non aveva mai pensato che un essere umano potesse colpire qualcosa in quel modo.
Mentre si puliva il gomito con noncuranza Ivan disse ad Amelio: “Sei sicuro di volerlo fare?”
Il pacchetto dei funghi secchi scivolò dal pacco di riso e cadde a terra, Amelio pensò fosse dovuto alle vibrazioni del colpo.
Era atterrito da un terrore che non aveva mai provato in vita sua, anche se più volte aveva messo a repentaglio la propria vita, sfidando persino i famosi soldati israeliani.
Torsten fece un applauso e disse ad alta voce: “Sono commosso, non ho mai visto niente di più bello.”
Poi, rivolto a Ivan in particolare: “Io e il mio nuovo amico andiamo via, tu che fai?”
Senza tradire emozioni Ivan rispose: “Meglio che rimango qui, per un po'”
Amelio guardò Torsten e per la prima volta lo vide come l'unica via di salvezza dal thailandese psicopatico e seguì docilmente Torsten.
Torsten teneva una mano sulla spalla di Amelio, prima di chiudere la porta disse alla cassiera: “Naa, posso prenderti un paio di cerotti?”
La cassiera annuì, Torsten tornò dentro, Vaironi non si mosse. Avuti i cerotti Dollinger tornò da Amelio e gli disse: “è solo un graffio, ma è meglio evitare che si infetti.”
Naa disse a Ivan ”Forse non è cattivo come sembrava, Narak” Narak in thailandese significa “bello” e si riferisce ai bambini, racchiude anche significati quali “servizievole”; “dolce”; “grazioso.”
Narak riprese in mano la lattina, che aveva appoggiato prima di tirare la gomitata contro la colonna.
“Zia Naa, non lasciarti ingannare.” Indicò la porta del negozio con un movimento del mento e concluse: “i pagliacci come lui alzano la voce coi più piccoli, ma quando incontrano qualcuno più grosso di loro cambiano subito musica.”


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