Le immigrate Thailandesi usavano
ritrovarsi, compatibilmente con i rispettivi orari di lavoro, al
Minimarket della signora Naa.
Spettegolare di tradimenti e relazioni,
all'interno e fuori dal gruppo, scambiarsi consigli su cosmetica,
cucina, economia dome stica... E su come non finire in un
pettegolezzo era il loro modo di colmare la nostalgia per la loro
terra, bellissima ma ingrata con alcuni dei suoi abitanti.
Alcune avevano nella borsetta foto di
cugine o amiche che sognavano di venire a vivere in Germania, da
mostrare nel caso fos se entrato un acquirente giovane, bello e
single. La terza era indispensabile, le prime due piuttosto soggette
a deroghe.
Comunque il ragazzo che da un' ora
stava esaminando gli scaffali, chiedendo informazioni sui valori
nutritivi dei prodotti, di certo soddisfaceva tutte e tre, ma il
gineceo thailandese lo aveva scartato senza passare dal “via”.
Amelio cercava cibo che potesse
sostenerlo, ma aveva i soldi drammaticamente contati.
Si rese conto che comunque combinasse i
vari prodotti, a meno di sopravvivere a riso e lenticchie, doveva
spendere almeno tre euro e mezzo al giorno per provvedersi di tutti i
valori nutritivi necessari.
Man mano che prendeva le scatolette in
mano, contando sulle dita e cercando di stabilire il rapporto
quantità/prezzo sembrava innervosirsi, e cominciò a bofonchiare fra
sé e sé.
Una delle donne, piccolina e piuttosto
formosa, sui quarant'anni si congelò (non potendo sbiancare).
Mormorò nell'orecchio alla vicina di
cassetta vuota: “Un italiano fallito.”
La signora Naa sperò che la
normalmente saggia amica questa volta si fosse sbagliata.
Questa richiamò l'attenzione di
Amelio, l'acquirente indeciso.
Amelio si voltò verso di lei,
mostrando un' espressione indecifrabile, ma di certo non serena e
distesa.
La signora lo chiamò vicino
sottolineando il “vieni qui” con un inequivocabile gesto della
mano, come se stesse chiamando un cane o un gatto sconosciuti.
Amelio rimise sullo scaffale la busta
di spaghetti coreani che stava esaminando, e andò vicino alle donne.
La donna gli chiese da dove venisse,
Amelio rispose che era italiano.
Le signore confabularono fra di loro,
ad Amelio sembrava che fossero disgustate, ma si disse che
probabilmente non conosceva la cultura del loro luogo di provenienza,
in fondo ogni donna del mondo ha una buona opinione degli Italiani.
Notò inoltre che erano tutte piuttosto carine. Non bellissime ma di
certo molto carine.
La signora che lo aveva chiamato gli
chiese se gli servissero consigli, visto che sembrava piuttosto
inesperto.
Amelio disse, in tedesco stentato:
“Vorrei qualcosa da mettere nel riso o nella pasta”
La signora si alzò in piedi, fece tre
passi e indicò una busta: “questo è molto buono, ne metti un
pizzico nel riso.”
Vaironi si fece vicino ed osservò,
lesse il prezzo: quattro euro e mezzo, irrealizzabile. Chiese cosa
fosse.
”Peperoncino piccante e pesce secco,
assorbe l'acqua del riso e diventa gommoso” Rispose la signora.
Amelio, senza volerlo espresse
disgusto.
Intanto la donna alla cassa stava
chiamando qualcuno al cellulare in thailandese, e osservava Vaironi
di sottecchi.
Vaironi, invece di continuare il giro
chiese scusa alla propria guida culinaria, prese un pacchetto di
Ramen istantanei e andò alla cassa, indicò l'etichetta del prezzo
alla cassiera, e disse: “Scusi, qui c'è scritto che costa 1,29
euro.” La signora annuì e confer mò: “è il prezzo del
prodotto che ha in mano”
Sperava di apparire professionale e
impassibile, ma cominciava ad essere spaventata, aspettandosi quello
che sarebbe seguito.
Amelio voltò il pacchetto ed indicò i
valori nutrizionali, e spiegò: “Qua dice che il contenuto in
questo sacchetto fornisce 430 calorie”
La signora contrasse senza volerlo la
mandibola, ma riprese subito il controllo.
Sorrise, tese la mano e disse: “Mi
faccia vedere, per favore.”
Prese il pacchetto in mano, e sembrò
svolgere dei calcoli mentali, dopo qualche secondo chiese ad Amelio
di scusarla un atti mo. Aprì un cassetto alla sua sinistra e
prese una calcolatrice, un pezzo di carta e una penna.
Vaironi era irritato dalla lentezza
dell'operazione, la cassiera aveva preso gli oggetti e deposti sul
tavolo uno alla volta. Quando era più giovane aveva elogiato la
pazienza e la tranquillità degli orientali, ma ora che si chiedeva
cosa avrebbe mangiato quella sera e i giorni successivi gli sembrò
del tutto fuori luogo.
La donna eseguì i conti, e disse: “ha
ragione, questo fornisce 430 calorie, signore.”
Amelio disse: questo significa che
dovrei mangiarne 5 in un giorno.
La signora lo corresse: no, questo
serve per quando non si può cucinare, lei fa bollire...” si
interruppe per cercare le istruzioni di cottura sul sacchetto, quindi
mostrò il paragrafo ad Amelio e proseguì: “trecento millilitri
d'acqua” andò col dito sulla riga sot tostante e seguitò:
“Poi prende una terrina”
In quel momento si sentì un ronzio e
la porta si aprì, entrò un asiatico, probabilmente anche lui
thailandese. Giovane, alto più o meno un metro e sessanta. Salutò i
presenti in thailandese, solo la cassiera gli rispose. Le altre
signore erano ammutolite.
Il thailandese si tolse la giacca in
pelle e la appoggiò sopra il frigorifero delle verdure, quindi si
incamminò nel negozio dicendo qualcosa in Thailandese, la signora
rispose nella stessa lingua. Vaironi udì una lattina che veniva
stappata, quindi un sacchetto di patatine che veniva aperto, e infine
il giovanotto tornò, mostrando alla cassiera una lattina color
lampone. Nonostante il nome sulla lattina fosse in sanscrito Amelio
capì che era un qualche gusto di “fanta”.
Nell'altra mano reggeva un sacchetto
per patatine con sopra il disegno di un pesce, stava masticando
piuttosto vistosamente. La signora ripeté la stessa cosa che gli
aveva detto pochi secondi prima.
Il thailandese prese posto vicino alle
signore. Non si sedette, e si rovesciò in bocca una sorsata della
bibita.
Le signore apparvero in qualche modo
sollevate. Il ragazzo stava decisamente osservando la scena alla
cassa.
Amelio pensò: “Che faccia da
mafioso, un giorno o l'altro dovrò aggiustarlo, prende la roba dagli
scaffali e la mangia nel nego zio come fosse un ristorante.”
Aveva viaggiato in medio oriente,
quindi conosceva bene i chioschi-punti di conversazione. Per qualche
strano motivo non gli era venuto in mente che quel minimarket aveva
nella città la stessa funzione.
Tornò a rivolgersi alla cassiera,
riprendendo il discorso da dove era stato interrotto.
“Intendo dire che per mangiare un
giorno devo spendere oltre sei euro, fa quasi duecento euro al mese.”
Naa restò in silenzio, nonostante
Amelio fosse stato individuato per una sorta di barbone, e stesse
parlando di prezzi dei prodot ti, Naa non seguiva il filo
logico.
Vaironi spiegò: “questi negozi
dovrebbero essere i punti di riferimento per gli immigrati, non
dovete fregarli così”
Rassicurata dalla presenza di un
connazionale maschio la signora alzò un po' la voce, disse: “Noi
non freghiamo nessuno! Quel lo è il prezzo.”
Chissà come, un ciuffo le era scappato
dalla coda di cavallo, e lo guidò dietro l'orecchio. C'è da pensare
che thailandesi e viet namite studino alle elementari come
farsi scappare un ciuffo dalla coda al momento giusto.
Una signora tirò giù il thailandese
per la manica, per dirgli qualcosa all'orecchio, il ragazzo si
allineò per sentire la frecciata, e non poté reprimere una
risatina.
Amelio sembrò non accorgersene, e
disse: “Vi sembra realistico che uno che guadagna quattrocento euro
al mese possa spen derne la metà in cibo, per sopravvivere?”
Il Thailandese prese un altro sorso
dalla lattina, deglutì e richiamò l'attenzione di Amelio.
“Guarda che con un chilogrammo di
riso hai cibo per cinque o sei giorni”
Amelio lo guardò e fece per dire
qualcosa, l'altro alzò una mano per non farsi interrompere, Amelio
si sorprese a chiedersi quando avesse dato il sacchetto di patatine
alle signore, e stette zitto.
Aggiunse: “Ho già fatto i conti,
pesi circa il doppio di me, immagino che mangi di conseguenza,
aspetta un secondo.”
Fece rapidamente un giro del negozio e
prese dagli scaffali un sacchetto di funghi secchi, quindi un pacco
da 5 kg di riso, quin di un sacchetto di sale cinese, un
vasetto di una qualche salsa, e un sacchetto di peperoncino tritato e
una bottiglia di salsa di soia. Depositò il tutto sul banco e
rivolto ad Amelio disse: “i funghi sono molto saporiti per voi
bianchi, non occorre che ne usi più di uno alla volta”
Amelio guardò il mucchietto di
prodotti.
“Con quello vado avanti due mesi”
disse il thailandese. Amelio ringhiò: “Mi stai prendendo in giro?”
In quel momento entrò un altro cliente, un tedesco, alto un metro e
novanta e piuttosto ben messo. Salutò i presenti in Thailandese.
Amelio stabilì che do veva essere un maniaco delle asiatiche,
che sperava di essere scelto un giorno per un matrimonio combinato.
Campasse cento anni! Se non lo avevano proposto a lui, che aveva
l'aspetto dell'eroe.
Le thailandesi lo salutarono
cordialmente, Il thailandese era concentrato su Amelio. Il tedesco
tirò le labbra e indicò col pollice la porta, e disse: “Ivan,
arriviamo subito al dunque?”
Vaironi sbottò: “Ah ecco il trucco!
Fai il gradasso perché hai il gorilla vicino.”
Ivan indicò il riso e il companatico e
disse: “capisco che hai qualche problema, prendi quella roba e
sparisci, pago io.”
Il tedesco disse: “Ivan, io vorrei
sapere chi è 'sto tipo, ne ho già sentito parlare.”
Ivan si rivolse al tedesco: “Quello
che succede fuori da quella porta non è affar mio, Dollinger, ma se
l'italiano fallito torna ad alzar la voce con mia zia, finisce nel
fiume con un chilometro di catena per costume da bagno.”
Torsten Dollinger si era infilato gli
indici nelle orecchie per celia e sorridendo disse: “Ho sentito
solo la prima parte.”
Tolse le dita e chiese ad Amelio:
“Bene, “kleine Italiener”, prendi la tua roba e andiamo a berci
un caffè qua vicino, che ne pen si?” sembrava amichevole.
Amelio lo guardò torvo.
Torsten cercò di persuaderlo ancora:
“Dai, hai il tuo cibo e non hai neanche dovuto pagarlo, non hai
fatto colpo sulle signore, e il cinesino sembra adirato, il vero uomo
sa quando è ora di lasciare un party”
Amelio valutò Torsten, era cinque
centimetri più alto di lui, probabilmente dello stesso peso.
Amelio scacciò i timori e disse:
“Amico, se hai un distintivo della polizia è il momento giusto per
tirarlo fuori” intendendo dire che stava per scagliarglisi addosso.
Torsten lo fece, in quanto era in
effetti un tenente di polizia, e disse: “ora andiamo nel bar qui di
fronte con il tuo riso e il tuo curry, ci beviamo un caffè, offro
io, ci facciamo un'amichevole chiacchierata e poi te ne vai per i
fatti tuoi con il tuo riso ed il tuo curry.”
Amelio piegò le labbra in un ghigno
maligno, si voltò e diede una testata contro lo spigolo del bancone.
Non una gran testata, in verità,
sembrava che la avesse calcolata giusta giusta perché gli lasciasse
un segno in fronte. Usciva del sangue, ma probabilmente perché aveva
sbagliato a calcolare l'angolo o la potenza.
Rise nevroticamente e sfidò Dollinger
“Adesso prova a portarmi dentro, faccio scoppiare un casino,
provaci e puoi dire addio al tuo lavoro, sbirro.”
Narak richiamò l'attenzione di Amelio.
Amelio si voltò e gli agitò il pugno
davanti al volto, sicuro che la sua statura e la sua massa avrebbero
intimidito il piccolo asia tico, ma Ivan non ne sembrò
turbato.
Scostò la mano di Amelio, che in
effetti non sapeva che fare, e andò a piazzarsi davanti ad una
colonna, la accarezzò con la mano. Si sentì un profondo boato, ad
Amelio sembrò che l'intera stanza avesse tremato, e in effetti
qualche decimo di secondo dopo il colpo sentì uno spostamento d'aria
nei capelli. Ivan aveva colpito la colonna con una gomitata,
incredibilmente potente non solo per un corpo così piccolo, ma per
qualsiasi essere umano. Amelio non aveva mai pensato che un essere
umano potesse colpire qualcosa in quel modo.
Mentre si puliva il gomito con
noncuranza Ivan disse ad Amelio: “Sei sicuro di volerlo fare?”
Il pacchetto dei funghi secchi scivolò
dal pacco di riso e cadde a terra, Amelio pensò fosse dovuto alle
vibrazioni del colpo.
Era atterrito da un terrore che non
aveva mai provato in vita sua, anche se più volte aveva messo a
repentaglio la propria vita, sfidando persino i famosi soldati
israeliani.
Torsten fece un applauso e disse ad
alta voce: “Sono commosso, non ho mai visto niente di più bello.”
Poi, rivolto a Ivan in particolare: “Io
e il mio nuovo amico andiamo via, tu che fai?”
Senza tradire emozioni Ivan rispose:
“Meglio che rimango qui, per un po'”
Amelio guardò Torsten e per la prima
volta lo vide come l'unica via di salvezza dal thailandese
psicopatico e seguì docilmente Torsten.
Torsten teneva una mano sulla spalla di
Amelio, prima di chiudere la porta disse alla cassiera: “Naa, posso
prenderti un paio di cerotti?”
La cassiera annuì, Torsten tornò
dentro, Vaironi non si mosse. Avuti i cerotti Dollinger tornò da
Amelio e gli disse: “è solo un graffio, ma è meglio evitare che
si infetti.”
Naa disse a Ivan ”Forse non è
cattivo come sembrava, Narak” Narak in thailandese significa
“bello” e si riferisce ai bambini, racchiude anche significati
quali “servizievole”; “dolce”; “grazioso.”
Narak riprese in mano la lattina, che
aveva appoggiato prima di tirare la gomitata contro la colonna.
“Zia Naa, non lasciarti ingannare.”
Indicò la porta del negozio con un movimento del mento e concluse:
“i pagliacci come lui alzano la voce coi più piccoli, ma quando
incontrano qualcuno più grosso di loro cambiano subito musica.”
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